MARIA FEDERICI AGAMBEN (1899-1984)
Sempre italiani, anche all’estero!
Il libro “Ventuno” di Romano Cappelletto e Angela Iantosca, edizione Paoline,” edizione 2023" tra le altre parla di Maria Federici Agamben che ha vissuto dieci anni come emigrata ed è proprio questa condizione ad averle fatto passare anni occupandosi del tema dell’emigrazione.
Lei era nata a L'Aquila il 19 settembre 1899 proveniva da una famiglia benestante.
A Roma si laureò in lettere e iniziò a insegnare. Qui conobbe il suo futuro marito Mario Federici (un intellettuale, drammaturgo e critico teatrale) con cui si sposò nel 1926.
Nel 1929 scapparono dal regime fascista e si spostarono prima a Sofia, in Egitto e infine in Francia, sentirono molta mancanza del loro Paese.
Tornarono in Italia nel 1939 a Roma e dopo l’8 settembre 1943 (data dell’Armistizio), si impegnarono nella resistenza soprattutto assistendo perseguitati politici, reduci (chi torna dalla guerra) e sfollati (chi si era rifugiato nel periodo della guerra).
In quel periodo, inizia ad occuparsi anche delle associazioni femminili tra cui l’Unione Donne Italiane (UDI). Partecipò anche alla creazione del Centro Italiano Femminile (CIF) e ne divenne la prima presidente.
Nel 1946 entrò a fare parte dell’Assemblea Costituente e ebbe l'onore di diventare membro della Commissione dei Settantacinque che avrebbe scritto la Costituzione.
Insieme alle altre 20 donne che facevano parte dell’Assemblea Costituente si occupò di diritti delle donne. Infatti nella seduta del 10 maggio 1947 disse che non bisognerebbe meravigliarci di aver introdotto l’art.37 della Costituzione, sulla parità di salario tra uomo e donna, ma di aver introdotto tanti articoli di quel genere e aggiunse che le condizioni di lavoro riguardo alla donna debbano consentire il compimento della funzione familiare MATERNA.
Affrontò questi temi anche nella I e II Legislatura (periodo di tempo in cui il Parlamento rimane in carica) e una delle questioni che ebbe più a cuore fu quella dei migranti.
Fu un fenomeno difficile da gestire, i loro concittadini all’estero dovevano essere tutelati, e al contempo dovevano lavorare per poi rientrare in Italia.
L’8 marzo 1947 fondò l’Associazione Nazionale Famiglie Emigrate (ANFE) che si espanse in America, Australia e nell’Europa Settentrionale. Ne fu presidente fino al 1981.
Attraverso l’ANFE cercò di far capire che l'emigrazione è un fenomeno che comportava diverse questioni tra cui il diritto di voto degli italiani all’estero e tutti i diritti riguardanti i lavoratori e le famiglie migranti
Nel 1981 lasciò la presidenza dell’Associazione e tornò all'Aquila ma continuò ad occuparsi della questione migranti, soprattutto della scolarizzazione dei figli degli emigrati, collaborando nella stesura di un disegno di legge che poi presentò in Parlamento.
Nel 1950 fondò insieme alle colleghe Lina Merlin, Angela Guidi Cingolani e Maria De Unterrichter Jervolino il Comitato italiano di Difesa morale e sociale della Donna (CIDD), il cui scopo era il contrasto alla prostituzione femminile.
Durante la prima Legislatura repubblicana, Si è occupata di problemi del lavoro e della previdenza sociale.
Morì il 28 luglio 1984 a causa di un ictus.
Lavoro svolto da Ben Said Taha e Jeridi Maram.
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